domenica 12 settembre 2010

Impressioni di Settembre

La canzone rende bene l`idea dell`atmosfera qui a Nord. Rugiada, il sole non c`e e respiro la nebbia. La melodia e tutta diversa pero. Un mix tra folk lento e qualcosa Tipo enya ma meno pesante. Diciamo Rene Aubry.

Comunque tutto a posto. Mi sto riposando in un ostello a Riga e appena c`e un computer mi ci ficco. Sto caricando le batterie, ho fatto una bella lavatrice piena e ho tolto la palta dagli stivali e la sabbia dalle ciabatte. La tenda ci ho rinunciato a cercare di tenerla pulita, pero devo dire che mi vergogno un po quando la porto nelle camere degli ostelli e trovo sopra lumache o formiche:)

Sto andando via bene ma il clima inizia ad essere pesante soprattutto di notte. La notte piu fredda e stata intorno ai 6-7 gradi mi ha detto un ciclista polacco sull`altra corsia che ho incontrato la prima mattina in Lituania. Almeno mi si stanno svuotando un po i bagagli se mi metto piu vestiti. In media di mattina parto con 5 strati poi al pomeriggio scendono a 2 o 3. Ho iniziato a usare i guanti di lana e sembro un alpinista quando parto. Appena il sole si affaccia pero si sta gran bene anche di sera. Pensavo molto peggio. Visto che fa caldo vado a Capo Nord:), ho scoperto di essere circa a meta strada e mi son stupito davvero di quanto sia lontano Nordkapp. Penso che cambiero direzione e andro al Capo di Buona Speranza, ma del futuro come al solito non se ne sa mai niente.

La bici viaggia tranquilla, ancora qualche problema coi raggi ma se no tutto a posto. Ho installato un cavalletto da moto che assieme all`altro fa il suo dovere anche se una volta ogni 2 o 3 giorni capita che cade ancora all`improvviso e io la guardo incattivito starsene li sdraiata con tutti i bagagli addosso sofferenti e spero che non si sia rotto niente di importante. Finora e andata bene, anche lo specchietto ha sopportato tutte le cadute...7 anni di fortuna!

Poco dopo Warsavia sono iniziate le collinette e i mille laghetti ed e stato molto bello viaggiare nel nord della Polonia, ho fatto anche una tappa in compagnia di 3 ragazzi universitari in vacanza qualche settimana prima dell`inizio dell`anno accademico.
Ho raggiunto la "fattoria" che avevo contattato dalla capitale e che mi aveva detto che di lavoro ce n`era finche volevo e son stato li una settimana. Putroppo son arrivato il sabato sera che tanti ragazzi/e che han lavorato li quest`estate se ne andavano. C`era anche un altro wwoofer australiano/polacco che ha smollato lunedi. Son rimasto con la famiglia proprietaria e i lavoratori rimasti: 2 ragazzi poco piu che maggiorenni, un signore sulla cinquantina e le cuoche(4 o 5 + delle ragazze e dei bambini che davano una mano a lavare le stoviglie) e poi c`erano i turisti ospiti, non molti ma con i quali ho potuto chiacchierare un po in tedesco.
I 2 colleghi eran dei simpatici rapper di periferia di una citta in periferia di uno stato in periferia dell`Europa che masticavano abbastanza l`inglese e ce la siamo spassata benissimo a lavorare assieme. Il signore sulla cinquantina era il nostro capo quando mancava il proprietario, ossia sempre (tranne la mattina quando iniziavamo che veniva a dare ordini e a urlare curva di qua e curva di la) e non ne aveva tanta voglia di farne e inveiva soavemente di continuo contro tutti e tutto. Curva, pierdala, curva! Bello dai.
Camera da solo con camino e internet ogni tanto. Lavoro dalle 7 alle 14 ma con pausa colazione alle 10 e coi ritmi polacchi che ho compreso e assimilato in pieno gia dalle prime ore di lavoro. Piu che altro ho spostato e impilato legna ma se le donne della famiglia erano in giro per l`agriturismo e il padre non c`era allora ci assorbivamo tutti i lavori di fine stagione: spostare mobili, metter via le conserve, compost, pulire i magazzini e mettere in salvo tutto dalla neve che arrivera. Tutti lavori da tenere segreti al gran capo che voleva che le donne facessero le faccende domestiche e noi i lavori da maschi.
Una cuoca parlava italiano e allora era lei la mia amica della sera mentre mangiavo nella mega cucina e tutte le altre parlavano solo polacco ma continuavano a riempirmi il piatto finche scoppiavo...la fortuna di essere cosi magro! Cibi buonissimi e spesso fatti a mano in casa. Marmellata ai lamponi che non mi scordero mai e me ne son portato un vaso anche in viaggio.

Polacco alla fine ne ho imparato poco ma ogni giorno ero piu sicuro di alcune parole fondamentali e son contento cosi. Sempre meglio che un calcio nei denti curva mach.

Dopo le pause di lavoro e sempre difficile risalire in sella ma in un paio di giorni ho ripreso il ritmo sapendo che poi mi aspettavano le "vicine" capitali baltiche con i vizi degli ostelli che hanno sostituito in via definitiva i camping in citta. sono in centro e costano poco di piu ma si ha il te e il caffe e internet e i bagni e le doccie asciutte anche se piove e un sacco di roba in piu. Poi si trova compagnia con chi condivide la camera.

Finalmente il fuoco mentre fuori piove, andare velocissimi mentre diluvia assieme ad altri ciclisti che cantano in polacco, viaggiare in macchina dopo tanto tempo e sentire ogni buca assorbita e ogni goccia rimbalzata mentre i corpi all`interno danzano una danza quasi invisibile, di equilibrio istintivo e la testa ruota per qualche secondo alla vista di qualcosa di interessante e poi torna a guardare avanti in un silenzio senza vento, scrivere su un tavolo con bella calligrafia dopo le tante pagine difficili da leggere, le rane verdi e lisce che si vedono nei documentari, un topo sotto il letto e le ragazze che salgono sulle poltrone e urlano, i rally col trattore, la sauna e il bagno nel lago freddissimo, la zuppa calda a pranzo tutti i giorni, mangiare in officina se piove, le strette di mano possenti che formano un cerchio che finisce tra 4 occhi che si guardano, gli zloty e la poverta, le canzoni rap polacche, sentirsi raccontare la storia dei posti attraversati o da attraversare, le battaglie, la vita antica povera e precaria, i possedimenti, le conquiste e le difese. La pace.

Mi son preso il tempo di mettere delle foto, aggiornare la mappa e scrivere. Anche se mi vien difficile. Un caro saluto a tutti voi e alle vostre scrivanie;)

venerdì 3 settembre 2010

I compagni di solitudine - Prima parte

Voglio raccontarvi un po degli incontri fin qui avuti sulla strada e di come in fondo non si è mai da soli quando si viaggia da soli. In realtà in questa prima parte ero già in compagnia ma seguiranno altre esperienze che mi va di condividere.

Sulla via del danubio c'erano tante persone che percorrevano la famosa ciclabile che segue il fiume. Coppie, famiglie, gruppi di vecchi, intere famiglie e 2 amici. Il primo giorno abbiamo incontrato alla dogana di Martina una coppia di svizzeri fuori che sta dedicando la propria vita ai viaggi in bici. Dopo aver tagliato l'america dalla patagonia all'alaska per 27000 km e piu di 2 anni di pedalate e mi sembra 200 chili di pasta qualche anno fa, ora si son dati un altro obiettivo: raggiungere Singapore. Infatti erano belli carichi e organizzati e la nostra sorpresa è stata tanta quando ci hanno svelato la città ultima del loro attuale viaggio dopo che noi tutti orgogliosi e tronfi delle nostre 3 ore di pedalata abbiam detto "Budapest!"... Dei grandi, sorridenti e aperti al dialogo e ai consigli. Li abbiamo incontrati anche al pomeriggio su un ponte il che vuol dire che siamo andati veloci quanto loro, infatti era discesa.
Sul danubio poi è cosi normale vedere gente con la bici e le borse che nessuno mai ti guarda stranito, curioso o sorridente. Tantomeno ti saluta o ti ferma per parlare quindi non è cosi scontato conoscere qualcuno o avere qualche sorta di comunicazione o scambio.
Abbiamo conosciuto un vicino di tenda tedesco diretto a Instambul con almeno 60 chili di roba sulla bici che spingeva sulle salite poverino.
Poi sempre in un campeggio c'era un gruppo di una decina di bresciani allegri e ciclisti duri e preparati che probabilmemte ci han preso per 2 incompetenti vedendoci arrivare tardi, slozzi per l'ennesima volta e con bici e bagagli che sembravamo due profughi. È stato bello parlare un po di italiano e sapere che anche in italia ci sono gruppi di amanti della bici che si organizzano e un bel giorno partono tutti assieme, come nei campeggi delle medie.
Una sera di un giorno piovoso poi, poco prima del tramonto invisibile abbiam trovato una casetta a 3 lati con tavolo e banca , un perfetto riparo per la notte bagnata in arrivo. Queste sono le cose che ti fanno più felice mentre viaggi senza un riparo sicuro, soprattutto per la notte. Per qualche giorno può andarti tutto storto che te ne freghi perchè : "che bella quella notte alla casetta!". Fatto sta che mentre preparavamo la cena e fuori sulla ciclabile diluviava e passavano a fuoco gli ultimi cicloturisti in cerca di un villaggio con un campeggio o un albergo una coppia di ragazzi in bici si è fermata alla casetta e ci ha chiesto se pensavamo di restare li a dormire. Al nostro gesto affermativo si son guardati attorno e han chiesto: "do you think we can share it?" E noi guardando quei 10 metri quadri col tavolo e la banca e immaginando i nostri sacchi a pelo e tutti i bagagli e le bici e i loro sacchi a pelo e bagagli e le bici facciamo:"why not?cam on inside!". Abbiam condiviso le nostre dignitose cene e colazioni, siam riusciti a dormire all'asciutto in qualche modo e siam ripartiti, noi per budapest e loro per il mar nero con un bel ricordo in comune e la felicita per i giorni a venire. Infatti mezzora dopo mi è letteralmente scoppiata la camera d aria e il copertone e son restato a piedi ed ero veramente contentissimo:).