lunedì 12 gennaio 2009

Arenzano - Genova(quasi)

Dopo la nottata sotto l'acqua ma con un buon sonno decido di partire con la speranza che il tempo migliori visto che di mattina almeno non piove. Cerco di bagnare il meno possibile i bagagli e la tenda montando tutto con scarsi successi e parto sapendo che la giornata sarà difficile. In previsione copro già tutto con gli impermeabili. Al campeggio ho scoperto di essere già a Genova in teoria, ma anche che la città si allarga sulla costa per 34 chilometri e quindi sono ancora molto distante da quella che intendo io che sia Genova. Comunque dopo poco tempo intravedo la città vera propria e il tempo fa un po gli scherzi. Piove non piove tutto il tempo, una di quelle giornate dove il 90 per cento della gente ha comunque l'ombrello dietro. In compenso rispetto a ieri il vento si è abbassato anche se ce nè sempre un po. Mi tocca fare l'Aurelia almeno finchè non penso di essere arrivato nel capoluogo e son slozzo in un baleno. Giro un po per una via piena di negozi e di gente e rifaccio colazione per benino chiacchierando con una vecchietta a cui ho asciugato la panchina per sedersi in attesa delle amiche. Mi faccio spiegare un po come funziona la città e lei mi dice che alla città manca ancora, ma con le unità di misura non è molto ferrata e non mi sa dire. Dice che via del campo è di la facendo un gesto con la mano e basta. Dice che è stata al funerale di De Andrè e che era una cosa da non credere. Dice che piazza Alimonda non l'ha mai sentita. Mi chiede se son svizzero e rispondo "quasi". Dice che con sto tempo non è bello andare in giro in bici. Dice che ieri c'era il mare in tempesta e ci son stati casini al porto. Mi chiede se non guardo la tele e rispondo "quasi". Arrivano le amiche a far baldoria per il centro con borsette cane e sigarette in bocca e faccio per partire ma la mia amica gli spiega la mia storia e iniziano a chiedermi se son tedesco: No perchè di solito quelli con la bici... riesco a liberarmi dalla morsa delle sciure non prima di un interrogatorio e un paio di minuti di prediche, raccomandazioni e pre-preoccupazioni. Mentre sto già pedalando una mi dice di stare attento ai delinquenti. Tocco il davanti del sellino, mando giù la saliva e cerco di ricordarmi cosa stavo facendo. Ah si, voglio entrare a Genova fidandomi del prossimo a costo di sembrare ingenuo, voglio superarla e andare verso sud. In bici. Sorrido e continuo.

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